- Condizione
- Invaso limitato
- Uso
- Idroelettrico
- Tipologia dello sbarramento
- A arco a doppia curvatura
- Anno di costruzione
- 1956
- Altezza dello sbarramento [m]
- 87,0
- Lunghezza del coronamento [m]
- 150,0
- Capacità invaso [milioni di metri cubi]
- 3,57
La diga di Pontesei è particolarmente nota per la frana del 22 marzo 1959 che è considerata da molti come un segno premonitore di quello che poi succederà al Vajont nel 1963.
Quel giorno si riversò nel bacino una frana, già nota e sotto osservazione, stimata tra i 3 e i 6 milioni di metri cubi. Il lago in quel momento si trovava 13 metri sotto la quota di massimo invaso e causò un ondata di circa 20 metri che travolse Arcangelo Tiziani che stava percorrendo la strada sulla sponda destra, causandone la morte, e una corriera che verra sbattuta contro la roccia dallo spostamento d'aria provocando solo un ferito. Questa frana, all'epoca fu vista con preoccupazione in quanto in quel periodo erano all'opera i lavori per la costruzione della diga del Vajont e suggeri alla Sade di procedere con ulteriori approfondimenti sulla situazione delle sponde del Vajont.
La diga ed il cantiere sono stati utilizzati come set del film La dinastia del petrolio (Campbell's Kindom) del 1957.
A seguito dei danni causati al Comune di Forno di Zoldo dovuti alla piena del 1966, la capacità del bacino, già ridotta dopo la frana del 1959, fu ulteriormente limitata riducendo la quota di massimo invaso di 25 m e costruendo in sponda destra degli nuovi scarichi di superfice a quota 775 m s.m. entrati in funzione il 1 gennaio 1984.
Appena a valle della diga sono situate due centrali, una più recente costruita sul DMV. Diversamente da quanto si potrebbe immaginare queste centrali non sfruttano le acque del torrente Maè raccolte a Pontesei ma turbinato le acque del Boite derivate dal serbatoio di Vodo. La centralina sul DMV scarica le sue acque immediatamente a valle della centrale, mentre la centrale principale immette l'acqua turbinata sulla condotta che dal bacino di Pontesei porta alla centrale di Gardona.
Dati caratteristici del serbatoio
Finalità
La diga era stata costruita con la finalità di regolazione annuale, unitamente al bacino di Vodo ad agli altri del sistema del Medio Piave, dell'energia producibile nelle centrali di Soverzene e del sottostante sistema del Piave-S. Croce, nonchè regolazione nel ciclo giornaliero della produzione delle centrali di Gardona e Soverzene.
A seguito dell'alluvione del 1966 è stato costruito uno scarico di superficie a quota 775 m s.l.m. riducendo di molto la capacità del serbatoio, già compromessa dalla frana del 1959, e la sua possibilità di accumulo e regolazione sul lungo periodo.
Ubicazione
Sul torrente Maè, affluente di destra del Piave, nella sezione a monte del Ponte di Pontesei, circa 11 km dal suo sbocco nel Piave stesso, poco a valle dell'abitato di Forno di Zoldo.
Dati principali
Livello di ritenuta normale originale 800,00 m s.m.
Livello di massimo invaso originale 802,00 m s.m.
Livello di massimo invaso dopo la costruzione del nuovo scarico 775,00 m s.m.
Capacità d'invaso | Prima della frana | Dopo la Frana | Dopo il nuovo scarico | |
---|---|---|---|---|
Complessiva | m3 x 106 | 10,25 | 6,14 | - |
Utile | m3 x 106 | 9,10 | 5,83 | 0,77 |
Superficie del bacino imbrifero sotteso 151,00 km2
Notizie geologiche
Serbatoio
La valle del torrente Maè, nella zona interessata dal serbatoio, è caratterizzata dalla presenza di materiali incoerenti di copertura e da diversi tipi di rocce sedimentarie: calcari e dolomie (Norico); marne ed arenarie (Carnico-Raibliano); calcari con intercalazioni marnose (Carnico-S.Cassiano). Essa presenta una morfologia caratteristica e differenziara, determinata sia dall'azione glaciale e fluviale, sia dalle condizioni di resistenza alla degradazione delle formazioni litoidi presenti sui due versanti. Quello in sinistra orografica è prevalentemente costituito dalle formazioni marnose ed arenaacee con conseguenti pendii poco accentuati e privi di asperità per la presenza di una coltre detritica abbondante che si associa al manto morenico rimasto insediato lungo il pedio stesso. La destra orografica invece è costituita dalla roccia calcarea e calcareo-dolomitica del Trias (dolomia principale), la cui maggiore resistenza ha favorito la formazione di pendii più ripidi ed accidentitati con roccia in affioramento quasi ovunque o tutt'al più celata sotto una modesta coltre detritica grossolana. Una frana si è staccata dal fianco sinitro della valle immediatamente a monte della Valle del Rio di Bosconero precipitando nel serbatoio.
Sezione di sbarramento
La stretta presenta una tipica forma a U, di tipo erosivo, e la roccia del fondo è legata in continuità a quella dei fianchi; essa è costitita da grossi banconi, inclinati verso monte, di dolomia principale (Trias superiore). Nel suo insieme la orccia dolomitica è sana e resistente, per tutta l'altezza dello sbarramento.
Indagini geognostiche
Sono stati effettuati numerosi sondaggi a perforazione sulle imposte e sul fondo, e scavati cunicoli per la misura del modulo di elasticitò della roccia.
Caratteristiche della diga
Tipo
La diga è del tipo ad arco, a doppia curvatura (a cupola) con proiezione orizzontale a segmento pressochè circolare, simmetrica rispetto al piano verticale di mezzeria. La piastra curva è delimitata da un giunto perimetrale continuo ed è pertanto appoggiata ad un pulvino di imposta che si prolunga nel tampone immorsato nella parte pià profonda della sezione. Tampone e pulvino sono praticamente simmetrici, salvo nei brevi prolungamenti del pulvino in sommità.
Dati geometrici principali
Altezza del piano di coronamento (a 803,00 m s.m.):
- sul punto più depresso del tampone 93,00 m
- sul piano dell'alveo a valle 87,00 m
Franco rispetto al piano di coronamento:
- sul livello di ritenuta normale (originale) 3,00 m
- sul livello di massimo invaso (originale) 1,00 m
Sviluppo del coronamento 150,20 m
Corda massima in sommità 115,30 m
Raggio di curvatura planimetrica:
- dell'arco di cresta (intradosso) 130,05 m
- dell'arco a 725 m s.m. 36,35,00 m
Spessore in chiave:
- in sommità 2,64 m
- alla base 12,70 m
Volume della diga 62 750 m3
Struttura dell'opera
Gli archi in cui si seziona la struttura su piani orizzontali sono a spessore variabile dalla chiave verso le imposte, e così pure lungo l'altezza sono variabili sia lo spessore in chiave che il raggio di curvatura degli archi elementari e la loro apertura angolare. Il coronamento della diga, che costituisce arco di cresta a spessore aumentato, è sagomato a profilo sfiorante per l'intero sviluppo. Una passerella pedonale è disposta sopra l'arco di cresta su pile disposte radialmente: le basi laterali così realizzate sono chiuse da parete di calcestruzzo armato, mentre sette luci centrali sono sfioranti. Il profilo curvo della piastra consente di allontanare il punto di impatto in alveo della lama tracimante, limitata alla zona centrale della diga evitando ogni scalzamento al fondo e alle imposte. La diga è in calcestruzzo a 250 kg/m3 di cemento ferrico-pozzolanico con aggiunta di plastificante (Uroplast) in ragione di 0,625 kg/3; i paramenti hanno una leggera armatura di ripartizione per l'assorbimento degli sforzi corticali. La piastra è suddivisa in 15 conci radiali, di lunghezza media di circa 10 m, i cui giunti sono stati iniettati a ritiro avvenuto al pari del giunto perimetrale.
Avandiga
È una sottile struttura a cupola con coronamento a q. 735,60, con parte centrale sfiorante, su uno sviluppo di 24,60 m troncata a q. 735,00. Essa è divisa in 7 conci ed è alta 18 m, con una corda di 51 m ed una cubatura di 1763 m3; le mensole hanno profilo leggermente arcuato, strapiombante verso valle; lo spessore, costante lungo lo sviluppo di ciascun arco orizzontale, va diminuendo da un massimo di 2,00 m a q. 717,50 ad un minimo di 1,00 m al coronamento. I paramenti sono debolmente armati nelle zone sottoposte a trazione con ferri e 8 e 16 per un totale di 8 516 kg, corrispondenti ad un valore medio di 4,8 kg/m3. I giunti sono stati impermeabilizzati con semplici striscie di lamiera zincata, spalmate con cemento plastico su meta larghezza per facilitarne i movimenti. L'alveo del fiume sul lato destro, inciso da un solco di crosione profondo circa 5 m e largo 7 m, è stato chiuso con un tampone in calcestruzzo sul quale appoggia la sovrastante cupola; esso ha forma di arco a forte spessore con profilo asimmetrico adattato alle condizioni della roccia circostante; i paramenti sono, come la diga, debolmente armati. In sponda destra ha sede la vecchia strada zoldana, con piano viabile a q. 732,50, e cioè circa 3 m sotto il coronamento della diga; dovendo essa rimanere transitabile gli archi più alti sono stati troncati prima di incontrare la roccia, ed appoggiano su una spalla artificiale a gravità in calcestruzzo alta 8 m e lunga 10 m, costruita tra la strada e la diga. A monte, per una lunghezza di 60 m circa, la strada è protetta da un muro di calcestruzzo, a sezione triangolare e ciglio alla q. 737,85.
Verifica statica
La stabilità della struttura è stata verificata in base alla teoria dell'elasticità per archi orizzontali indipendenti di altezza unitaria, incastrati alle imposte e soggetti alla pressione idrostatica, alle variazioni di temperatura ed al ritiro del calcestruzzo, trascurando il peso proprio e le sottopressioni. E' stato anche effettuato un calcolo di controllo per archi inclinati, con lo stesso procedimento seguito per gli archi orizzontali. La verifica è stata inoltre effettuata con metodi che suppongono la struttura composta da archi indipendenti (Poisson, Guidi, Stucky, Jakobsen, Bourgin) o considerano il comportamento statico degli elementi verticali (Schwedler) e della struttura spaziale concepita sia come solido di rivoluzione (Krall, Toelke), sia come composta di numero discreto di elementi verticali ed orizzontali (Ritter, Arredi, Datei, Algebraic Load Method-ALM). Il comportamento statico della diga è stato studiato anche su modello tridimensionale in scala 1:50, effettuando le prove in tre serie e precisamente:
- prove statiche, sotto l'azione del peso proprio e della pressione idrostatica;
- prove ad oltranza con impiego di apparecchi elettrici per la registrazione delle deformazioni globali in regime elasto-plastico;
- prove complementari, previa rimozione della parte centrale del tampone.
Secondo il metodo di calcolo per archi indipendenti gli sforzi massimi risultano:
- 66,5 kg/cm2 di compressione, sotto l'azione della pressione idrostatica, effetto termico e ritiro;
- 4,7 kg/cm2 di trazione a serbatoio vuoto.
I risultati ottenuti con gli altri sistemi di calcolo adottati sono dello stesso ordine di grandezza o alquanto inferiori ai precedenti, mentre le prove statiche su modello confermarono, nel complesso, tali sforzi. Le prove ad oltranza rivelarono la grande stabilità della struttura a cupola ed il suo ottimo comportamento anche con carichi eccezionali. Le prove complementari indicarono che tale struttura presenta un ottimo comportamento anche se poggiante su fondazioni discontinue.
Opere di scarico
L'impostazione originale dell'impianto, oltre allo scarico per sfioro sopra il ciglio della diga prevedeva: uno scaricatore superficiale a calice, uno scarico intermedio, uno scarico di fondo ed uno scarico di esaurimento.
A seguito degli interventi successivi all'alluvione del 1966 il funzionamento dello lo scaricatore a calice e lo scarico intermedio è stato sostutuito da uno sfiratore a soglia fissa e uno scarico di superficie con una paratoia a ventola.
Soglia sfiorante in fregio al coronamento
La soglia sfiorante è a 800,00 m s.m., ha una lunghezza complessiva di m 44,10 suddivisa in 7 luci; la profilatura del ciglio sfiorante è tracciata in previsione di un'altezza d'acqua sulla soglia di 2 m.
La soglia sfiorante è attualmente inutilizzata in quanto sostituita dai nuovi scarichi a quota inferiore.
Scaricatore a calice
L'opera è esterna alla diga, situata in sponda destra ed è costituita essenzialmente da un imbuto a calice a labbro circolare dello sviluppo di m 58,80 alla quota di sfioro a 800 m s.m., che versa in un pozzo verticale del diametro di m 5,60 cui fa seguito, dopo un tratto di raccordo, una galleria a sezione circolare del diametro di 5,00 m con due tronchi rettilinei collegati da un raccordo planimetrico in curva. L'opera è stata studiata in base ad approfondite ricerche su modello idraulico.
Lo scaricatore a calice è attualmente inutilizzato in quanto sostituita in dai nuovi scarichi a quota inferiore.
Scarico intermedio
E' costituito da un pozzo circolare inclinato del diametro di 3,00 m e della lunghezza di circa 20 m, il quale si immette nella galleria dello scaricatore a calice. In corrispondenza all'imbocco lo scarico era regolato da una paratoia piana a strisciamento, della luce di m 2,40x1,80 con asse a 777,962 m s.m. La paratoia era azionata mediante un servomotore oleodinamico a pistone ubicato in una cabina di manovra in muratura posta a 803 m s.m., alimentato in caso di emergenza da pompa a braccia.
Dopo gli interventi di revisione degli scarichi la paratoia è stata eliminata e attualmente viene utilizzato come aeroforo per i nuovi scarico si superficie.
Sfioratore fisso
L'opera, entrata un funzione nel 1984, è costruita a monte dello scaricatore a calice ed è costituito una soglia sfiorante fissa lunga 32,8 m con sfioro a quota 775,20 m s.m. Lo sfioratore fisso scarica a valle della diga mediante la galleria esistente dello scaricatore a calice.
Scarico di superficie
Posizionato a monte dello nuovo sfioratore fisso è costituito una sezione a soglia mobile con una paratoia a ventola automatica delle dimensione di 16,0 x 4,0 m con soglia posta a quota 771,00 m s.m. e sfioro a 775,00 m s.m. . Lo scarico utilizza una galleria indipendente che presente un elemento dissipatore allo sbocco in valle.
Scarico di fondo
Lo scarico di fondo utilizza la galleria a sezione circolare del diametro di m 3,50 che è servita per la deviazione delle acque durante la costruzione; il suo imbocco aveva la soglia a 722,00 m s.m. ed era sottostante a quello dell'opera di presa. Nella galleria era inserito un dissabbiatore. A 200 m circa dall'imbocco fu realizzato un sorpasso laterale alla suddetta galleria per facilitare le operazioni di installazione delle paratoie di intercettazione, dopo la funzione galleria di deviazione. Dopo la frana del 22 marzo 1959, il nuovo imbocco fu spostato verso valle di una cinquantina di metri e realizzato con soglia a 744,00 m s.m.: immette nella preesistente galleria di scarico e deviazione mediante raccordo inclinato dello stesso diametro interno. All'attuale progressiva 137, lo scaricatore è intercettato da due paratoie piane del tipo a saracinesca, della luce netta di m 2,80X2,00 con quota d'asse a 720,45 m s.m. Le paratoie sono azionate mediante servomotore oleodinamico a pistone, l'olio del quale è messo in pressione da una centralina oleodinamica, munita anche di comando di emergenza a braccia che manovra pure le paratoie della presa.
Scarico di esaurimento
Lo scarico di esaurimento è costituito da un tubo metallico del diametro di m 0,80 attraversante il tampone di fondazione con quota d'asse dell'imbocco a 717,40 m s.m. L'imbocco è protetto da una griglia in calcestruzzo ed è intercettato da una paratoia piana a strisciamento di luce circolare del diametro di 1,00 m, manovrata a mano da una passerella a 735,00 m s.m. Allo sbocco a valle è inserita una seconda paratoia identica alla prima, azionata a mano da una passerella a 724,62 m s.m.
Portata delle opere di scarico
con ivaso a 802 m s.m. - livello massimo invaso
Tipo | Portata | |
---|---|---|
Scarico di superficie in fregio al coronamento | m3/s | 261 (inutilizzato) |
Scarico superficiale a calice | m3/s | 350 (inutilizzato) |
Scarico di superficie | m3/s | 420 (a 777,25 m s.m.) |
Sfioratore fisso | m3/s | 180 (a 777,25 m s.m.) |
Scarico di fondo | m3/s | 128 |
Totale | m3/s | 739 (originale) - 728 (dal 1984) |
Per km2 | m3/s | 4,89 (originale) |
La portata dello scarico intermedio pari a m3/s 62,89 non poteva essere scaricata durante il funzionamento a piena portata dello sfioratore a calice. Lo scarico di esaurimento poteva essere azionato solo con livello del serbatoio inferiore a quota 735,00 m s.m.
Opera di presa
L'imbocco sovrastava il preesistente imbocco della galleria di scarico di fondo e la sua soglia era a 727,00 m s.m.; abbandonato in conseguenza della frana menzionata è stato spostato di una quarantina di metri a valle e la soglia è stata posta alla quota 750,00 m s.m. Immette, mediante raccordo a sezione circolare del diametro di 2,75 m nella galleria di derivazione essa pure a sezione circolare dello stesso diametro.
All'attuale progressiva 80 è inserita una griglia a sacco, delle dimensioni di m 4,30X2,75, manovrata con argano a motore elettrico posto in una cabina a 803,00 m s.m. La griglia è costituita da profilati a sezione idrodinamica 60X9 mm con luce netta fra le barre di 20 mm. Alla progressiva 183 è installata la paratoia di presa delle dimensioni di m 2,75x2,00; l'asse della paratoia è a 728,147 m s.m.; essa è azionata da un servomotore oleodinamico, a pistone, il cui olio è messo in pressione dalla stessa centrale oleodinamica che alimenta i comandi dello scarico di fondo. Nella galleria di derivazione scarica in contropressione la centrale di Pontesei, alimentata dalle portate derivate dal torrente Boite a Vodo di Cadore.
Notizie sulla costruzione
Opere di deviazione
La deviazione del torrente è stata effettuata mediante una avandiga ad arco in calcestruzzo che ha servito per la deviazione delle portate nella galleria principale durante il periodo di esercizio ad acqua fluente antecedente la costruzione del serbatoio. La galleria di deviazione, come già esposto, è stata in seguito utilizzata per lo scarico di fondo.
Scavi di fondazione
Gli scavi per le imposte e per il tampone della diga, per un volume totale di 44 450 m3, furono eseguiti a partire dall'alto ed i material: di risulta collocati a discarica a valle della diga.
Calcestruzzo
Il cemento era del tipo ferrico, con contenuto di silicato tricalcico pari al 60% e con aggiunta di pozzolana del 35%-37%. Le prove eseguite su malta hanno dato a 90 giorni una resistenza media alla compressione di 676 kg/cm2 Gli inerti venivano prelevati in una cava frontale aperta a circa 500 m a monte della sezione di sbarramento in materiale alluvionale calcareo; quivi due escavatori li caricavano su autoribaltabili che a loro volta li trasportavano fino ad una grande tramoggia di raccolta per la prima frantumazione. La composizione granulometrica adottata era la seguente:
Tipo | % | ||
---|---|---|---|
Cemento | kg/m3 | 250 | 9,8 |
Inerti 0,06-0,8 mm | kg/m3 | 301 | 11,8 |
Inerti 0,80-5,0 mm | kg/m3 | 299 | 11,7 |
Inerti 5,00-16,0 mm | kg/m3 | 483 | 19,0 |
Inerti 16,00-40,0 mm | kg/m3 | 488 | 19,1 |
Inerti 40,0-100,0 mm | kg/m3 | 729 | 28,6 |
Totale | kg/m3 | 2550 | 100,0 |
Uroplast | kg/m3 | 0,625 | 0,25 |
Acqua | l/m3 | 125 |
Il cemento era trasportato in cantiere dal cementificio di Castellavazzo mediante cisterne su autocarri e pompato con aria compressa direttamente nei sili. Le prove meccaniche hanno dato una resistenza media a 90 giorni di 470 kg/cm2.
Installazione di cantiere
Gli inerti erano trattati negli impianti, posti circa 350 m a valle della diga, mediante frantumazione con frantoi a mascelle, seguita da lavaggio e produzione di sabbia con molini a barre, ad urto ed a martelli, nonchè granulatori. Il materiale ottenuto era depositato in sili metallici per le varie classi, costituendo riserva per la produzione di alcuni giorni. Il calcestruzzo era preparato, con dosatura a peso, in 2 betoniere a tamburo da 1 m3 cadauna; il tempo ottimale di rimescolamento fu determinato pari a circa 90 secondi. Il calcestruzzo veniva caricato in benne tronco-coniche da 2 m3, posate su piattine e spinte verso i punti di pescaggio dei due derricks aventi sbraccio di 60 m, installati uno in sponda destra e l'altro in sponda sinistra. Si provvedeva alla vibrazione con vibratori elettrici ad alta frequenza.
Lavori di impermeabilizzazione
Lo schermo di impermeabilizzazione della roccia è costituito da due serie di fori del diametro di 48 mm con interasse di circa m 1,50. La composizione della miscela fu di 50 kg di cemento, di 1 kg di bentonite e di 100 kg d'acqua; l'assorbimento medio è stato di 45,6 kg di miscela per m di foro. Poichè la superficie di roccia interessata era di 3 400 m2 si ebbe un assorbimento di 1,82 quintali per m2 di schermo. Le iniezioni di saldatura fra roccia e calcestruzzo furono eseguite dal paramento a valle del pulvino, con addentramento nella roccia di 10,00 m. Furono eseguiti 259 fori per una lunghezza totale di 3622 m e con assorbimento di quintale 685,44 pari a 0,19 q/m. Le iniezioni di sigillatura del giunto perimetrale e dei giunti di costruzione furono eseguite attraverso tubazioni e valvole speciali conglobate nei getti, dividendo altimetricamente i giunti in tre zone con appositi lamierini. La totale superficie dei giunti è di 5 005 m2 vennero iniettati in totale 464 quintali di cemento con bentonite, con un assorbimento medio di kg 9,3 per m2 di superficie.
Osservazioni sistematiche e saltuarie
Temperature
La temperatura ambiente viene registrata da una stazione termografica situata in prossimità dello sbarramento; le temperature all'interno della massa muraria vengono misurate mediante 56 termometri singoli o incorporati negli altri apparecchi centralizzati; viene pure rilevata la temperatura dell'acqua.
Spostamenti
Gli assestamenti e gli spostamenti vengono misurati in vari modi. Si ha una rete di triangolazione generale su 12 caposaldi, che servono a controllare gli scopi posti sul coronamento della diga, sul paramento di valle e quelli per il controllo dei movimenti della roccia nella zona di Rio Bosconero. Gli spostamenti planimetrici vengono determinati mediante due sistemi di collimazione che utilizzano 5 mire mobili sul coronamento della diga e 5 mire fisse in sponda sinistra; le 2 stazioni di collimazione sono in destra, a monte ed a valle della diga, in modo da permettere la misura delle 2 componenti dello spostamento. Gli spostamenti radiali (rotazioni) sono valutati in 4 punti di misura, di cui 3 mediante fotoclinografi e 1 mediante clinometro. Gli spostamenti dei giunti vengono rilevati mediante 19 dilatometri disposti lungo il giunto perimetrale e in punti significativi fra concio e concio.
Deformazioni
Le deformazioni elastiche sono determinate a mezzo di 23 gruppi di estensimetri, a tre o quattro apparecchi attivi, con elemento isolato.
Sottopressioni
Le variazioni di quota delle falde freatiche vengono misurate in corrispondenza dell'asse a valle della diga mediante piezometri ad acqua.
Notizie sull'esercizio
Dal punto di vista statico il comportamento della diga è stato del tutto soddisfacente, anche in relazione alle condizioni eccezionali conseguenti alla caduta della frana del serbatoio in vicinanza della diga. In sponda sinistra al di sopra della quota del coronamento della diga, si erano presentati, fin dal giugno 1957, segni di movimento della massa rocciosa sovrastante per cui era stata decisa la costruzione di una trave di unghia alla base della massa in movimento lungo la sponda sinistra del Rio Bosconero, controventata con due puntoni sulla opposta sponda. Erano poi stati demoliti in due fasi circa 80 000 m3 di blocchi facenti parte della massa rocciosa instabile, con sistemazione dei materiali di risulta entro l'alveo in corrispondenza dei puntoni già costruiti. Il 22 marzo 1959 sul fianco sinistro della valle, immediatamente a monte della valle del Rio di Bosconero, si distaccava la frana cui è stato fatto cenno, che precipitava, tutta in un unico blocco, sullo specchio liquido del serbatoio (allora con invaso a 787 m s.m.) provocando di conseguenza un rapido innalzamento della superficie liquida, con un'ondata che investiva la diga trancimandola con una lama di acqua che sormontava di alcuni metri la passerella di coronamento. La diga reagiva perfettamente alle elevate sollecitazioni statica e dinamica dovute al repentino sovralzo del livello del serbatoio, più basso di 13 m della quota di ritenuta normale, subendo solo l'asportazione delle copertine dei parapetti ed il danneggiamento di qualche tratto di passerella sul paramento di valle. Tali constatazioni venivano confermate dall'esame delle indicazioni degli strumenti installati nella diga.
Personalia
La diga è stata realizzata dalla ex SADE - Società Adriatica di Elettricità - ed è stata trasferita all'ENEL nel marzo 1963.
Progetto e direzione generale della costruzione
Dott. Ing. Carlo Semenza con la collaborazione del Prof. Ing. Egidio Indri e Dott. Ing. Uberto Capra.
Direzione dei lavori
Dott. Ing. Nino A. Biadene, Dott. Ing. Uberto Capra, Dott. Ing. Camillo Linari.
Consulenti
Prof. Giorgio Dal Piaz per la parte geologica; Prof. Ing. Guido Oberti per la parte statica;
Prof. Ing. Francesco Marzolo e Prof. Ing. Augusto Ghetti per la parte idraulica.
Studio su modelli strutturali e idraulici
Istituto Sperimentale Modelli e Strutture - ISMES, Bergamo - per le prove strutturali su modelli;
Istituto di Idraulica e Costruzioni Idrauliche dell'Università di Padova, per le prove su modello dello scarico di superficie a calice.
Costruzione
Impresa Ing. Lodigiani S.p.A. - Milano, per le opere civili;
Consonda S.p.A. - Milano, per le iniezioni ed i sondaggi.
Principali fornitori
Alessandro Calzoni S.p.A. - Bologna, per le paratoie di presa e degli scarichi intermedio e di fondo;
Officine Elettromeccaniche Galileo Battaglia Terme, per le paratoie dello scarico di esaurimento;
Cementi Marchino, stabilimento di Castellavazzo, per il cemento.
Come raggiungere la diga
Dalla statale 51 d'Alemagna, a Longarone (BL) imboccare la SP521 in direzione Val di Zoldo risalendola la strada per circa 16 km fino quasi a Forno di Zoldo. Circa 1 km prima della diga sulla sinistra si puà trovare la strada che scende e porta alla Centrale di Pontesei.
Dopo la galleria denominata Pontesei-1 sulla sinistra appare la diga e la cabina comandi costruita proprio a fianco della strada. Tra la cabina comandi e la galleria Pontesei-2 è presente uno stretto varco per laccesso ai veicoli che è consentito solo alle vetture di servizio.
Il parcheggio in zona è difficile a causa della strada stretta e dalla presenza della galleria nei pressi dell'imbocco del coronamento. Esistono tre posti dove lasciare l'auto. Sempre salendo da Longarone il primo è un piccolo allargamento della strada posto sulla sinistra qualche decina di metri dopo la galleria Pontesei-1, il secondo è uno spiazzo più ampio in grado di contenere 5-6 autovetture a cui si accedede sempre sulla sinistra non appena fuori della galleria Pontesei-2. Un terzo parcheggio, posizionato sulla frama, ben più ampio e sicuro è circa 500 m dopo l'uscita della galleria Pontesei-2.
La soluzione probabilmente più sicura è quella di raggiungere il parcheggio sulla frana per poi fare manovra in sicurezza e da li ridiscendere per andare a parcheggiare o sullo spiazzo prima della galleria che va attraversata a piedi, oppure proseguire fino allo slargo posto più a valle e risalire per circa 150 m fino alla diga. Per percorrere la galleria Pontesei-2, lunga 134 m, si suggerisce di dotarsi di una luce e di giubotti catarifrangenti per segnalare la propria presenza.
Bibliografia
- La derivazione del Maè dell'impianto Piave-Boite-Maè-Vajont
- Berghinz, C. Ghetti L. La derivazione del Maè dell'impianto Piave-Boite-Maè-Vajont. SADE.
- Le dighe di ritenuta degli impianti idroelettrici italiani
- ENEL. (1974). Le dighe di ritenuta degli impianti idroelettrici italiani. Roma. Ente Nazionale per l'energia Elettrica
- Le dighe della provincia di Belluno, Storia e Immagini
- Sirena, T. (2016). Le dighe della provincia di Belluno, Storia e Immagini, Volume 2 - Dal 1945 al Vajont. Treviso. Editoriale Programma.
- La dinastia del Petrolio (Campbell's Kindom)
- Thomas, R. (1957). La dinastia del Petrolio (Campbell's Kindom). United Kingdom. The Rank Organisation.