Guardiano della diga, custode dell’impianto, addetto all’esercizio di opere.
Sono queste le forme più comuni con le quali viene riconosciuta la persona che lavora e vive accanto ad una diga.
Quando si pensa a questo lavoro la fantasia dispiega immediatamente le ali e ci appare questa immagine romantica e affascinante di un lupo solitario, parente d’alta quota del guardiano del faro, che sfidando la desolazione e le intemperie “ascoltano” la loro diga così da capirne lo stato di salute e garantire la sicurezza della valle.
Questo visione era sicuramente veritiera negli anni pionieristici di prima dell’inizio ‘900 quando le comunicazioni erano più difficoltose, se non impossibili, e le località dove erano costruiti gli sbarramenti, che oggi sono alla portata qualche decina di minuti di auto, erano distanti ore dal paese più vicino. In quegli anni la figura del Guardiano, come manovratore e come controllore, era fondamentale per il normale funzionamento dell’impianto.
Oggi, pur mantenendo ancora una aurea di romanticismo, la figura del Guardiano della diga si è evoluta stando al pari con la tecnica e quindi in questo articolo cercheremo di fare luce su cosa rappresenti oggi questa figura professionale.
Riferimenti normativi e confronti con l’estero
In italia, l’indicazione che una diga debba essere presidiata in modo continuativo viene formalizzato già con il regolamento del 1925 e nel suo aggiornamento del 1931.
La versione vigente è quella dall’articolo 15 del Decreto del Presidente della Repubblica 1 novembre 1959, n. 1363 che recita:
Approvati gli atti di collaudo lo sbarramento inizia il regolare esercizio durante il quale dovrà, a cura del richiedente la concessione o concessionario, essere continuamente vigilato con personale adatto che risiederà nelle immediate vicinanze in apposita casa di guardia collegata, in modo sicuro, telefonicamente o con impianto radio, con la rete telefonica pubblica e con la più prossima sede della ditta concessionaria. … Dovranno essere assicurate comunicazioni sempre praticabili dalla casa di guardia alle cabine di manovra degli scarichi e della presa ed alle gallerie d’ispezione; queste dovranno essere pure sempre praticabili e munite di impianto di illuminazione. Apposito impianto sarà anche predisposto per l’illuminazione dei due paramenti dello sbarramento.
È quindi evidente come il legislatore, in un’epoca pre-automazione, avesse lo scopo di garantire la sicurezza degli impianti e delle popolazioni con la presenza sul posto di un tecnico in grado di interpretare i parametri vitali dell’impianto e di sovrintendere all’azionamento degli organi di scarico. Ma dagli stessi articoli è anche altrettanto chiaro come questo tecnico non operi da solo, ma che faccia il suo lavoro in contatto con le strutture a valle.
Sono possibili eventuali deroghe alla presenza continua nel caso di impianti fuori esercizio temporaneo o a seguito di specifiche condizioni di operatività.
Ma negli altri paesi come è gestita la figura del Guardiano?
Da una indagine di ITCOLD (Comitato Italiano Grandi Dighe) del 2006 e successivamente aggiornata nel 2017 si scopre che in diversi paesi europei ed extraeuropei, tra cui alcuni con caratteristiche orografiche simili a quelle italiane, in nessuno di essi è prevista per legge un presidio continuativo delle dighe in condizioni di esercizio normale. In queste nazioni, la cui regolamentazione è generalmente più recente rispetto a quella italiana la gestione dell’impianto è demandato a sistemi di monitoraggio remoti con ispezioni periodiche effettuate da personale qualificato.
Le mansioni del Guardiano
La lista completa delle attività di monitoraggio variano da impianto ad impianto e vengono identificate nel “Foglio di condizioni” già in fase di progettazione dell’impianto, tipicamente le attività di guardiania delle dighe impegnano solo una parte del tempo lavorativo, lasciando l’altra parte del tempo di lavoro libero da mansioni prefissate.
In questa sezione cerchiamo di riportano i compiti tipici del guardiano della diga di ogni epoca, ricordando che attualmente la maggioranza dei dati viene raccolta da sensori in modo pressochè continuo ed inviata istantaneamente ai centri di controllo anziché trascritta sul registro cartaceo e teletrasmessa quotidianamente come avveniva qualche tempo fa.
Le mansioni del guardiano della diga si possono così riassumere:
- controllo e rilievo delle condizioni meteorologiche
- controllo e rilievo dati idrometrici
- controllo e rilievi diga e sponde del bacino
- controllo e verifica dei piezometri
- controllo e verifica opere di intercettazione e scarico
- controllo e verifica dei dispositivi di emergenza
- controllo efficienza vie di accesso e mezzi di comunicazione
Controllo e rilievo delle condizioni metereologiche
I fenomeni meteorologici sono fondamentali per la previsione/determinazione dei programmi di producibilità di energia elettrica; indirettamente tali fenomeni sono legati alla struttura della diga in quanto essi possono influenzare gli spostamenti della diga, soprattutto quelle del tipo ad arco ed a cupola. Sostanzialmente il guardiano dispone, per questo compito, di una serie di strumenti, a volte multipli e disposti su punti diversi, a volte raggruppati nelle classiche stazioni meteorologiche che si possono vedere all’esterno di qualsiasi punto di guardia o cabina comandi.
Capannina meteo
Al guardiano spetta il compito di osservare il cielo e di determinare se esso è sereno, mezzo coperto, coperto; nel caso di cielo mezzo coperto e coperto, si possono avere precipitazioni sotto forma di pioggia, neve o grandine. Egli deve inoltre rilevare la temperatura ambientale nell’area dove è ubicato l’impianto (sostanzialmente nelle adiacenze della diga o del posto di guardia). Anni fa la temperatura veniva rilevata con termometri a mercurio di precisione, dotati di registrazione della temperatura minima e di quella massima, attualmente sostituiti con dei più moderni termometri elettronici (a termocoppia). Oltre alla lettura diretta sullo strumento eseguita a determinati orari e riportata sul registro cartaceo, era presente anche un termografo che permetteva di registrare in continuo l’andamento delle temperature nell’arco della giornata. Strumento dal funzionamento semplice, peraltro visibile nell’immagine riportata di seguito, sostituito in molti casi dalle moderne stazioni elettroniche, centraline che raccolgono i dati di vari sensori e che registrano e trasmettono continuamente i valori ai centri di controllo.
Termografo
Il guardiano infine era tenuto a controllare e rilevare i dati pluviometrici, ovvero la quantità di precipitazioni sia sotto forma di pioggia che di neve caduti nelle 24 ore. Oltre al classico pluviometro, dotato frequentemente di resistenze elettriche per il discioglimento della neve, i posti di guardia sono dotati anche di pluviografi, strumenti che registrano le precipitazioni su un cilindro di carta (nella figura sottostante è riportato lo schema di funzionamento di un pluviografo. Attualmente molti pluviografi sono stati rimpiazzati o comunque supportati da moderni pluviometri elettronici.
Pluviografo
Controllo e rilievo dati idrometrici
Sino a qualche anno fa il guardiano era tenuto a fare un controllo del livello del bacino ogni mattino, di buon’ora. Gli strumenti a disposizione del guardiano sono: l’asta metrica graduata, installata solitamente nelle adiacenze del corpo diga, l’idrometro a galleggiante sfruttante appunto un galleggiante che riporta la quota rilevata su una scala graduata tramite un cavetto d’acciaio di rinvio, l’idrometro manometrico che è basato sul principio della pressione idrostatica della colonna d’acqua corrispondente al livello del serbatoio. Esistono altre tipologie di idrometro introdotte più recentemente, quali l’idrometro pneumatico e quello ad ultrasuoni: il primo è un dispositivo composto da una campana dotata di membrana collegata ad un trasduttore di pressione che rileva la variazione di pressione dell’aria compressa all’interno della campana stessa dovuta al carico della pressione idrostatica del serbatoio (strumento ad immersione). L’idrometro ad ultrasuoni è l’unica tipologia si strumento che non è soggetto al diretto contatto con l’acqua del bacino: esso viene infatti puntato perpendicolarmente al livello dell’acqua e sfrutta la variazione dei tempi di ritorno dell’onda ultrasonica che con un’elettronica dedicata corrisponde al livello dell’invaso stesso; un’immagine dello strumento ad ultrasuoni è riportata di seguito:
Misuratore
Un altro strumento caratteristico è l’idrometrografo; altro non è che un idrometro che registra in continuo i valori rilevati su un supporto cartaceo (cilindro rotante): ovviamente con l’avvento della recente elettronica e l’introduzione degli attuali sistemi di trasmissione dei dati, questi affascinanti e precisi strumenti sono stati sostituiti da versioni elettroniche.
Idrometrografo
Controllo e rilievi diga e sponde del bacino
Il controllo che il guardiano effettua sulla struttura dello sbarramento e sulle sponde del serbatoio è di fondamentale importanza. L’azione dell’acqua e delle temperature rigide con conseguente formazione di ghiaccio possono infatti pregiudicare la tenuta del paramento di monte; il guardiano deve sincerarsi che la struttura conservi quindi le caratteristiche di impermeabilità affinchè non venga compromessa la tenuta. All’interno dei cunicoli diga il guardiano controlla il sistema drenante della struttura, legato naturalmente al livello d’invaso. E’ importante che il sistema drenante, costituito da tubazioni e canalette, funzioni efficientemente: per assicurarsi di ciò il guardiano effettua regolari pulizie dal calcare e controlla le misure delle perdite con stramazzi calcolati o raccoglitori di capacità nota. Una serie di manometri o piezometri danno al guardiano l’indicazione di eventuali sottopressioni esistenti sotto lo sbarramento. Ogni diga, inoltre, è dotata di sistemi di rilievo dei movimenti della struttura stessa; il corpo diga non è infatti un monolite perfettamente immobile, ma compie dei movimenti, di piccola entità, che dipendono dal carico idrostatico dovuto al livello del bacino e dalle escursioni termiche. Per eseguire questi controlli il guardiano si serve di una serie di strumenti diversi tra loro:
- controllo con collimatore: tramite collimatore ottico ed una serie di mire fisse e mobili
- controllo con pendoli: all’interno del corpo diga sono solitamente installati dei pendoli, che possono essere del tipo dritto o rovescio
- controllo con estensimetri: un certo numero di sensori sono installati sul corpo diga in posizioni predefinite ed il segnale elettrico in uscita di ognuno viene registrato elettronicamente
- controlli con deformometri, clinometri e coordimetri: anche questi strumenti possono essere presenti nella diga e rilevano, con una precisione anche molto elevata, ogni tipologia di movimento e/o spostamento di porzioni della struttura
- controllo con slittometro: questo strumento rileva movimenti della roccia nel punto di fondazione della diga. Il controllo delle sponde è necessario per scongiurare il pericolo di frane e valanghe. Il controllo visivo, in tal caso, avviene nelle zone riguardanti il livello di massimo invaso ed a quote superiori. Solitamente il controllo dei versanti viene eseguito con minore frequenza rispetto ad altri controlli, ma analizzato profondamente durante i periodi più a rischio, quali il disgelo primaverile e in occasione di precipitazioni consistenti. Durante i periodi di minimo livello dell’invaso vengono analizzate anche le superfici delle sponde che normalmente sono sommerse.
Camera del pendolo
Controllo dei piezometri
Il piezometro, nel campo dell’idrogeologia, è un pozzo di osservazione avente lo scopo di misurare il carico idraulico di una falda ad una certa profondità. L’uso di piezometri consente di ricostruire la superficie piezometrica della falda, ossia la superficie lungo la quale la pressione dell’acqua è pari a quella atmosferica. La superficie piezometrica viene ricostruita interpolando le misure effettuate in più piezometri presenti nell’area investigata.
Nel caso della diga i piezometri vengono installati sul fondo del corpo della diga per poter misurare l’andamento delle sottopressioni, che se diventano troppo elevate potrebbero causare un vero e proprio sollevamento della diga stessa con effetti molto gravi sulla struttura.
Controllo e verifica opere di intercettazione e scarico
In ogni momento, ma soprattutto per le fasi di emergenza, le opere di intercettazione, scarico e derivazione devono potere essere manovrate con piena certezza del loro regolare funzionamento. Per accertarsi di ciò il guardiano in collaborazione con i centri di comando effettua periodicamente una serie di prove; mensilmente si esegue la prova effettiva di funzionamento regolare. Oltre al controllo visivo sullo stato delle opere, sia per quanto riguarda la parte di fondazione che quella puramente meccanica, il guardiano si assicura dello stato di tubazioni, attuatori e centraline oleodinamiche. E’ opportuno controllare pure lo stato e l’efficienza dell’impianto di riscaldamento dell’olio idraulico e dell’impianto di illuminazione.
A intervalli regolari, contestualmente con il controllo degli organi di scarico, viene anche fatta una prova di funzionamento della sirena.
Controllo e verifica dei dispositivi di emergenza
L’efficienza dei dispositivi di emergenza è fondamentale nei casi, ad esempio, di un black-out. Per quanto riguarda i generatori, essi devono avviarsi dopo soli pochi secondi dalla mancanza di tensione, devono garantire una certa durata di funzionamento, pertanto il livello di carburante nel serbatoio deve essere sempre mantenuto al massimo, gli alternatori devono produrre l’energia richiesta. Anche le varie turbine-generatori che si possono ritrovare in diversi impianti devono essere efficienti ed entrare in servizio automaticamente nel momento del black-out, producendo l’energia per la quale sono stati dimensionati.
Controllo efficienza vie di accesso e mezzi di comunicazione
Gli impianti idroelettrici sono ubicati solitamente in zone montane ove, soprattutto nel periodo invernale, le vie di accesso possono diventare difficilmente praticabili. Il guardiano deve quindi valutare giornalmente le condizioni e lo stato delle strade e dei sentieri di accesso all’impianto e comunicare, soprattutto nelle condizioni meteo avverse, al centro di controllo. Non dimentichiamo che alcuni impianti sono serviti da funivie dedicate: in tal caso il guardiano dovrà verificare l’idoneità di questi impianti di trasporto. Per quanto riguarda i mezzi di comunicazione a disposizione del guardiano, vi sono sistemi telefonici dedicati, sistemi radio e recentemente telefoni cellulari. Ovviamente il guardiano deve accertarsi che questi sistemi funzionino correttamente e ci possa essere sempre un contatto diretto tra il posto di guardia e la centrale di comando.
La difficile vita del Guardiano
Le attività del Guardiano siano tipicamente poco usuranti dal punto di vista fisico e occupano solo una parte del tempo lavorativo, lasciando l’altra parte del tempo di lavoro libero da mansioni prefissate che può essere logorante. Considerando oltretutto che nelle grandi aziende ormai le attività di manutenzione ordinaria viene appaltata a ditte esterne al Guardiano potrebbe sentirsi sempre meno utile.
Su questo tema uno studio commissionato da ENEL nel 2017 indicava che il 66% dei guardiani riporta la sensazione di perdere momenti importanti della propria vita solo per il fatto di dover essere presenti senza una reale necessità.
L’isolamento fisico, la cui tolleranza e apprezzamento varia da persona a persona, può acuire una sensazione di isolamento nell’ambito lavorativo in quanto riduce la possibilità di interazioni sociali con colleghi e superiori creando meno opportunità di crescita umana e forse anche professionale.
Il futuro della figura del Guardiano
L’ambito tecnologico odierno vede una continua e rapido miglioramento delle:
- capacità di comunicazione, ormai anche i collegamenti con gli impianti più remoti sono fattibili con reti in fibra ottica con stabilità e velocità un tempo impensabili
- capacità di monitoraggio con sensori sempre meno costosi e sempre più accurati, usabili anche per raccolta di misurazioni geologiche automatizzate
- capacità di analisi dei dati con modalità di creazione di modelli previsionali che non molti anni fa erano pura fantascienza
In questo contesto è una chiara tendenza da parte delle aziende elettriche di ridurre lo scopo della figura del Guardiano da quella di tecnico a quella di mero adempimento della normativa.
Ci sono in Italia già diversi casi in cui la guardiania di più impianti attigui viene demandato al personale della centrale più vicina oppure, dove le condizioni lo permettono, alla sostituzione del tecnico dell’azienda elettrica con personale legato ad appalti, spesso frutto di gare al ribasso, con società di sicurezza, limitando l’intervento dei tecnici a ispezioni più dilazionate nel tempo.
Dal punto di vista delle evoluzioni della normativa le più recenti discussioni, che comunque sono ferme da alcuni anni, sembrano comunque voler privilegiare il mantenimento della vigilanza continua anche se con qualche maggior apertura allo sfruttamente delle opportunità di monitoraggio remoto.
Come si diventa guardiani?
Non esiste un percorso scolastico e professionale strutturato per il ruolo di Guardiano. La possibilità migliore la si ha sicuramente seguendo uan formazione tecnici, in particolare nell’ambito elettrico, in modo da poter cercare lavoro presso le centrali alimentate dalle dighe stesse e che quindi possa includere all’interno delle normali mansioni operative anche dei turni in diga.
Bibliografia
- Presidio e Vigilanza delle Dighe Rapporto Finale
- ITCOLD Gruppo di lavoro Presidio e Vigilanza delle Dighe. (2018). Presidio e Vigilanza delle Dighe: Rapporto Finale. Recuperato da https://www.itcold.it/wpsysfiles/wp-content/uploads/2018/11/RAPPFIN_GdL_Vigilanza_2018.pdf
- Approvazione del regolamento per la compilazione dei progetti, la costruzione e l’esercizio delle dighe di ritenuta
- Italia. (1959, 1 novembre). Decreto del Presidente della Repubblica 1 novembre 1959, n. 1363, Approvazione del regolamento per la compilazione dei progetti, la costruzione e l’esercizio delle dighe di ritenuta. Recuperato da https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.del.presidente.della.repubblica:1959-11-01;1363
- Regolamento per i progetti, la costruzione e l’esercizio delle dighe di ritenuta
- Italia. (1925, 25 dicembre). Regio Decreto 31 dicembre 1925, n. 2540, Regolamento per i progetti, la costruzione e l’esercizio delle dighe di ritenuta. Recuperato da https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/1926/02/16/38/sg/pdf
- Regolamento per la compilazione dei progetti, la costruzione e l’esercizio delle dighe di ritenuta
- Italia. (1931, 1 ottobre). Regio Decreto 1° ottobre 1931, n. 1370, Regolamento per la compilazione dei progetti, la costruzione e l’esercizio delle dighe di ritenuta. Gazzetta Ufficiale del Regno, 271. Recuperato da https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/1931/11/24/271/sg/pdf