I bacini idroelettrici sono per lo più stati realizzati in bellissime valli montane, ed hanno cambiato profondamente l’aspetto delle stesse.
Documentandosi con adeguata bibliografia, quando presente, si scoprono mondi molto diversi da quelli attualmente offerti da dighe e laghi; ci vengono svelate realtà storiche, naturalistiche e sociali che non ci immaginiamo.
Tranne alcune rare pubblicazioni i ricordi sono chiusi solo nel cassetto dei ‘vecchi’, di coloro che hanno vissuto da vicino l’innalzamento di una diga nella propria valle, ed il lento salire del lago che si è creato. A volte partecipando a questa metamorfosi direttamente od indirettamente, a volte assistendovi più o meno passivamente.
Un giorno mi trovavo nei paraggi della diga dell’Ambiesta, a Verzegnis (UD), a godermi il paesaggio naturale e quello offerto dall’opera di sbarramento, quando ad un tratto vedo un anziano che lentamente percorre la mia stessa strada avvicinandosi a me.
Quando siamo a due passi ci scambiamo il saluto, qualche domanda sul fatto che fotografo una diga, sulla mia passione, dopodiché iniziamo a parlare del lago, del paese, del ponte tubo di Pusea. Dopo una buona mezz’ora di chiacchiere l’anziano signore si congeda chiedendomi se so qualcosa della centrale elettrica sommersa dal lago. Non ne sono al corrente, assolutamente; mi consiglia di rintracciare qualcuno del paese che ha una memoria migliore della sua. Ci salutiamo ed ognuno continua nella propria direzione.
Dopo 5 anni ed una abbastanza complessa ricerca sono riuscito a recuperare ed a mettere assieme un po’ di storia e curiosità in merito alla centrale idroelettrica che è stata sommersa dalle acque del bacino dell’Ambiesta.
In destra valle, poco a monte dell’attuale ponte di mezzolago che collega la frazione di Verzegnis agli abitati di Pusea e Chiaicis, esisteva una piana verdeggiante dove un fabbro aveva costruito la sua officina già alla fine dell’ottocento. Il maglio veniva azionato da un mulino ad acqua che era alimentato da una canaletta nella quale scorreva parte dell’acqua del rio Ambiesta. Il figlio del proprietario della fucina, il sig. Deotto, rientrò dalla Svizzera dove aveva soggiornato per un periodo in cerca di fortuna, e pensò di realizzare ciò che probabilmente lo aveva ‘illuminato’ all’estero: una centrale elettrica. In tal modo egli poteva fornire di energia elettrica l’officina di famiglia e probabilmente anche la segheria di cui era proprietario, che si trovava qualche centinaio di metri più a monte e che era azionata sempre dalla forza dell’acqua. Fu così che attorno al 1926-27 venne realizzato un piccolo edificio in calcestruzzo, a pianta quadrata, dove fu installato un alternatore azionato dapprima con una ruota a pale che sfruttava l’acqua della canaletta di derivazione dell’adiacente fucina. La famiglia Deotto iniziò così a produrre elettricità per il proprio fabbisogno.
All’epoca, in quella località l’energia elettrica era una novità e presto divenne molto ricercata; nell’aria si fiutava la possibilità di un miglioramento delle condizioni di vita e le richieste degli abitanti delle borgate vicine non tardarono ad arrivare.
Fu così che dopo un breve periodo i proprietari decisero di adeguare la centrale per il fabbisogno energetico delle frazioni di Pusea e Dueibis; sul rio Ambiesta, poco più a monte della centrale, fu realizzata una piccola opera di presa ed una nuova canaletta in calcestruzzo che da lì trasportava l’acqua sino alla centrale.
Dalle testimonianze che sono riuscito a recuperare sembra che furono eseguiti dei lavori anche all’interno della centrale, con l’installazione di una turbina vera e propria. Non mi è stato possibile risalire all’esatta tipologia ma dalle risposte che ho avuto sono giunto alla conclusione che si trattasse di una piccola Francis in camera libera. Riporto quanto mi è stato riferito dal nipote del primo proprietario: “La turbina appariva piccola in confronto al grosso generatore che avrà avuto un diametro di 80-90 centimetri…”. Le informazioni in mio possesso fanno riferimento comunque ad un alternatore ad asse orizzontale che forniva una tensione di 220 volts.
Assieme al nipote del proprietario sono riuscito a ricostruire, a grandi linee, la pianta della centrale, visibile nell’immagine riportata di seguito:
realizzato da Daniele Zamò fornita dal sig. Deotto Marese foto di Daniele Zamò foto aerea elaborata (Daniele Zamò)Schema della centrale idroelettrica
Foto d'epoca della centrale con l'adiacente fucina
Resti di un vecchio mulino in sinistra valle
Schema del lago dell'Ambiesta
Ringraziamenti
- sig. Deotto Marese per le preziose informazioni e la foto d’epoca
- sig.ra Livia Gentilini per aver rintracciato il nipote dei proprietari
- gli anziani abitanti delle frazioni basse di Verzegnis che in qualche modo mi hanno portato a conoscenza della piccola centrale.